L’apertura alla discussione è limitata ad alcuni aspetti tecnico/pratici come la navigazione, l’ancoraggio e la pesca sportiva. Un approccio deludente e non sufficiente secondo il Consorzio Nautico.
Dopo il primo incontro consumatosi la settimana precedente con i rappresentanti dell’attività subacquea locale, sia essa professionale che puramente amatoriale, anche i proprietari delle barche ormeggiate nei circoli nautici livornesi sono stati convocati dal Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli .
Nel pomeriggio di giovedì 18 gennaio presso la sala convegni dell’Ente Parco G. Gronchi, in Pisa, nel cuore della Tenuta di S. Rossore in località Cascine Vecchie, si è svolto quindi un faccia a faccia tra il cosiddetto ‘popolo delle barchette’ labronico e i responsabili degli uffici preposti in qualità di Ente gestore dell’Area Marina Protetta Secche della Meloria.
Al centro della tavola rotonda, come si poteva leggere nella missiva ufficiale indirizzata “ai fruitori/utenti nautica diporto dell’Area Marina Protetta”, avrebbe dovuto esserci la necessità da parte dell’ Ente Parco di “effettuare almeno un incontro con gli utenti/fruitori dell’Area Marina Protetta, tra i quali principalmente il mondo della nautica e del diporto, al fine di coinvolgere tali settori/stake-holder nella formazione ed adozione del Disciplinare attuattivo del regolamento di gestione e di organizzazione della stessa Area Marina, di cui al Decreto Ministero Ambiente 18.04.2014; disciplinare che questo ente gestore deve obbligatoriamente adottare in tempi celeri e resosi ad oggi non più procrastinabile, come segnalato dal Ministero competente.”
Naturalmente, per l’occasione, una delegazione del Consiglio Direttivo del CONSORZIO NAUTICO DI LIVORNO è intervenuto alla riunione, al fine di perorare in maniera quanto più efficiente possibile la causa vicina alle necessità e ai bisogni della nautica medio-piccola livornese, portando avanti ancora una volta quelle istanze sociali peraltro già illustrate alla presenza degli stessi vertici dell’Ente Parco (compreso il Presidente Maffei Cardellini), alla Capitaneria di Porto e all’Assessore Comunale con delega all’ambiente Giuseppe Vece. Il tutto avvenuto in occasione della tavola rotonda tenutasi, seppur in veste informale, a Palazzo Civico lo scorso 1 agosto 2017 (per maggiori info, si legga questo articolo).
Quell’approcio iniziale nell’iter di un lavoro condiviso sembrava aver posto premesse importanti per giungere ad una revisione comune delle regole di accesso e attività all’interno dell’AMP. Tali prospettive però, ad oggi, sembrano essere state completamente disattese se non addirittura smentite nei fatti.

Nella pratica, i rappresentanti dell’Ente Parco hanno confermato una volta di più di essere esclusivamente mossi dall’obiettivo di mettersi in regola e al riparo dalla possibile minaccia di un’accusa per danno erariale (a causa dei mancati introiti sin qui non percepiti per via del ritardo nell’istituzione del sistema dei permessi a pagamento) da parte della Corte dei Conti. A tale fine, nei separati incontri avuti a partire dal mese di gennaio 2018 con le varie controparti (pescatori professionali, sub e diportisti), gli uffici dell’Ente hanno presentato una bozza preliminare con lo scopo di giungere poi nel giro di poche settimane all’adozione definitiva del ‘Regolamento Disciplinare Integrativo di specificazione delle attività consentite’. Vale a dire quel testo che il Decreto Ministeriale prevede come obbligatorio e che deve contenere i dettagli che mettono in pratica le linee guida contenute nel Regolamento Generale, già approvato in precedenza.
Un secondo documento che, anche alla luce della natura già molto specifica del primo, gli stessi responsabili dell’Ente Parco vedono come un superfluo appesantimento nei rapporti già non semplici con la variegata utenza fruitrice dell’area. Eppure, sempre secondo la versione dell’Ente Parco, a tale logica miope e controproducente, non vi sarebbe modo di derogare. Se non ricorrendo direttamente al dialogo sul piano politico con le Istituzioni locali e, per quanto possibile, con il Ministero dell’Ambiente al fine di modificare lo stesso impianto del Regolamento dell’AMP a suo tempo redatto dalla ‘famigerata’ Commissione di Riserva. Un organo gestionale composto da membri rappresentanti la Regione Toscana, del Ministero dell’Ambiente, della Comunità Scientifica (ISPRA) e dell’associazionismo ambientalista locale.
L’apertura alla concertazione e alla discussione, vantata dagli uffici di San Rossore nella comunicazione inviata, si è concretizzata quindi in forma parziale e fortemente ristretta ad alcuni aspetti tecnico/pratici che interessano da vicino i diportisti. Quali la navigazione, l’ancoraggio (escluso anche l’ormeggio, visto che dopo anni, si è provveduto con estremo ritardo e in maniera parziale all’installazione delle boe inizialmente previste per delimitare i vari settori nei quali è suddivisa l’area) e la pesca sportiva.
Nello specifico, il dibattito avrebbe dovuto concentrarsi sui vari commi degli art. 15, 17 e 24 della bozza di Regolamento di esecuzione e organizzazione dell’AMP previsto già con Decreto Ministeriale del 18 aprile 2014, modificato poi da quello del 18 luglio 2016. Per maggiori dettagli, i suddetti punti si possono consultare scaricando questo documento.

Preso al contrario atto dell’indisponibilità da parte del Consorzio di voler scendere nella concertazione di alcuno dei sopra menzionati particolari, nell’occasione i tecnici dell’Ente Parco hanno perciò ribadito la propria posizione. Allo stato attuale, il gestore dell’AMP ha così nuovamente sottolineato l’impossibilità di soddisfare le richieste avanzate dal Consorzio Nautico, alla luce dei margini di manovra limitati per legge esclusivamente alle materie di propria competenza. Nessun potere di legiferare, pianificare o regolamentare bensì quello di svolgere un costante monitoraggio del territorio (entro il 31 dicembre 2018 dovrebbe essere completata la mappatura del fondale dell’intera AMP che ammonta a una superficie pari a 9mila ettari), quello di individuare eventuali aree di pregio e contingentare di conseguenza gli accessi (un’eventualità che i responsabili dell’Ente hanno comunque esplicitamente affermato di voler scongiurare, in qualsiasi caso), quello di segnalare eventuali necessità e criticità emerse progressivamente. E, in primis, quello di condurre l’aspetto puramente burocratico-amministrativo (nella sostanza, il vaglio delle richieste di autorizzazione e la riscossione del corrispettivo economico richiesto per il rilascio della documentazione).
Proprio i motivi elencati sopra, il Consorzio Nautico considera tale approccio deludente e assolutamente insufficiente.
In sintesi, i punti imprescindibili rinnovati dallo stesso Consorzio anche nell’ultimo confronto, sono i seguenti:
1. Possibilità di recarsi alla Meloria per livornesi, pisani e colligiani, senza necessità di dover chiedere l’inutile permesso;
2. Si richiede di acconsentire all’ancoraggio al di fuori di campi di boe, ove quest’ultime fossero già state installate;
3. Si domanda di rinunciare alla regimazione del numero delle barche che possono accedere contemporaneamente o quotidianamente all’AMP;
4. Ci si oppone fermamente alla richiesta di qualsiasi sorta di pagamento per ottenere l’accesso all’AMP: tale iniziativa rappresenta un malcelato tentativo di imporre una gabella tanto onerosa quanto infruttuosa e non giustificata;
5. Si chiede di consentire la pesca amatoriale effettuata direttamente a bordo della barca;
6. Alla luce anche di presunte incongruenze emerse dalla verifica incrociata tra i punti cardinali indicati sulla carta dall’Ente Parco e quelli in realtà rilevati dai GPS delle barche in mare, si chiede di eliminare l’inutile frazionamento della zona B, in particolare consentendo l’ormeggio fino al divieto assoluto della zona A;
Sarà premura del Consorzio stesso, in primis attraverso i propri canali ufficiali (il sito web, la pagina/gruppo Facebook e quella Twitter ), continuare ad aggiornare gli associati e gli interessati al mondo della nautica locale riguardo ai futuri sviluppi che saranno prodotti dalla costante interlocuzione tutt’oggi condotta, anche a livello politico-burocratico, dal Presidente e dai membri del Consiglio Direttivo.
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