Il pericolo si aggirava da anni nell’aria (vedi questo articolo de Il Tirreno datato anno 2011). Adesso, il rischio ‘gabella’ per chi ama pescare in mare pare però davvero concreto e dietro l’angolo. Colpa del nuovo testo unificato per la pesca presentato alla Camera dei Deputati e che, tra i vari articoli, prevede un contributo per le attività in mare.
Se la licenza di pesca per le acque interne, fiumi e laghi, infatti, è già da tempo soggetta a pagamento, anche quella da rilasciare ai pescatori sportivi in mare potrebbe essere presto legata ad una tassa annuale. Un provvedimento che potrebbe divenire operativo già a partire dal primo gennaio 2016, con i seguenti costi: 20 euro l’anno per coloro che pescano da un’imbarcazione a motore e di 10 euro negli altri casi.
Per approfondire la notizia (riportata nelle ore passate anche da un lancio dell’autorevole agenzia Ansa, tanto per sgombrare il campo dai dubbi legati all’eventuale diffondersi di una possibile ‘bufala’ tipica del web), si può saperne di più leggendo ad esempio questo pezzo del quotidiano La Città di Salerno.

La sana passione per la pesca in mare potrebbe essere presto soggetta alla ‘gabella’ dello Stato (fonte immagine: Il Tirreno)
A tal proposito quindi, anche la Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (FIPSAS) ha tenuto ad intervenire sul tema, muovendosi anche a livello locale attraverso la sezione di Livorno.
LA FIPSAS SI MOBILITA DI NUOVO CON UN SECCO NO A LICENZA ONEROSA PER PESCARE IN MARE
La Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (FIPSAS) ribadisce con coerenza la sua posizione di convinta opposizione al varo di una Legge che intenda costituire un fondo per il sostegno al comparto ittico italiano, attraverso l’introduzione di una licenza onerosa per tutti i pescatori sportivi e ricreativi, ritenendola una misura inefficace e ipocrita per risolvere la grave crisi del settore professionale, dell’impoverimento delle risorse ittiche e della carenza dei controlli in mare.
La nostra contrarietà alla proposta di legge, già espressa a gran voce, nei mesi passati, sui media nazionali e in sede di audizione in Commissione Agricoltura della Camera, è dovuta principalmente alla mancanza di un precedente confronto, al metodo sbagliato di approcciarsi al settore della pesca sportiva e ricreativa e alla non conoscenza del suo reale e effettivo impatto sulle risorse ittiche, e del fatto che non si sia tenuto conto delle innumerevoli e antecedenti proposte, avanzate dalla FIPSAS, di sviluppare un programma condiviso di studio socio-economico e di ricerca scientifica del settore che, con un’analisi approfondita dei dati raccolti, avrebbe avviato un serio dibattito e confronto sull’effettiva utilità o meno di introdurre una licenza a pagamento. Questa semplice e onesta soluzione, non è stata recepita dalla politica e, tantomeno, mai accettata e/o invocata dalle organizzazioni professionali della pesca marittima.
La definitiva conversione in legge di tale proposta, danneggerebbe definitivamente tutto il movimento della pesca sportiva e ricreativa italiano e l’indotto economico che lo caratterizza (i piccoli imprenditori e rivenditori delle attrezzature di pesca, gli imprenditori di alberghi e della ristorazione, la nautica di settore e il turismo costiero) che tale attività sostiene in maniera determinante, in questo lungo periodo di crisi, in particolare nei periodi di bassa stagione.
La FIPSAS auspica, quindi, un ripensamento su quanto contenuto nella Proposta di Legge – Interventi per il settore ittico – da parte del mondo politico e disconosce senza riserva alcuna il progetto legislativo in questione, ribadendo che il pesce è e resta un bene comune.
Di seguito invece, un articolo de La Nazione pubblicato sull’edizione di lunedì 12 ottobre 2015 e incentrato sul tema sicurezza correlata alla pesca sportiva:
