E’ trapelata proprio in queste ore l’indiscrezione che vorrebbe il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, con a capo il Ministro Graziano Del Rio, intenzionato a procedere prossimamente con la creazione di un sistema semplificato composto da otto nuove super Authority. O più precisamente, denominate ‘Autorità di sistema portuale’.
Come si può leggere ad esempio in questo articolo di Giulio Corsi sull’edizione de Il Tirreno del 23/5/2015, tale soluzione ‘rivoluzionaria’ sarebbe delineata chiaramente nel documento di 195 pagine intitolato ‘Piano strategico della portualità e della logistica’.
Un progetto anticipato in anteprima da un sito web specializzato nel settore portuale, nello shopping e nei trasporti intermodali.
Per approfondire, si può cliccare direttamente sulla news del www.themeditelegraph.it .
Nello specifico, per quanto riguarda lo scalo marittimo labronico, le sopra menzionate linee guida della riforma dei porti (annunciate peraltro in via ufficiale dal viceministro alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici Riccardo Nencini in quel di Firenze) non sarebbero però da accogliere come una lieta novella.

Una panoramica del Porto antico di Civitavecchia
(fonte: wikipedia)
Fatto salvo che tale ipotesi (basata solo parzialmente sul precedente lavoro portato avanti dalla famigerata ‘commissione dei 15’ che a fine marzo 2015, malgrado le dimissioni del titolare del dicastero Maurizio Lupi, aveva presentato la bozza secondo gli indirizzi forniti dallo stesso predecessore) deve ancora passare al vaglio e incassare l’approvazione del Governo, il tentativo dei tecnici del Ministero di rivedere dopo ben 21 anni la legge 84/94 in modo da centralizzare la portualità nazionale a discapito dell’attualità discreta autonomia della quale beneficiano tutt’oggi le Autorità a livello locale, rappresenta in ogni caso una potenziale minaccia di delegittimazione per Livorno.
Il rischio beffa è infatti dietro l’angolo, come scrive lo stesso Corsi:
“… se la bilancia dei traffici pende nettamente a favore delle nostre banchine (solo nelle crociere e nei traghetti Civitavecchia fa meglio), e non è un caso che noi siamo core-network port mentre lo scalo laziale no, è dal punto di vista politico che potremmo incassare un’atroce beffa. Dove per beffa si intende la perdita della sede dell’Autorità Portuale, del presidente e soprattutto della centralità, che significa investimenti e strategie di sviluppo. Perché Civitavecchia è prima di tutto il Porto di Roma, perché il presidente della sua Authority, Pasqualino Monti è il presidente di Assoporti (non a caso), perché (ancora non a caso) Civitavecchia nell’ultimo decennio è il porto dei miracoli (traffici lievitati così come le consulenze, 245 contratti di collaborazione esterne in 4 anni), finito in questi giorni sotto la lente d’ingrandimento di Corte dei Conti e dell’Anticorruzione.”

I numeri dei tre porti ‘a rischio accorpamento’ messi a confronto da una grafica de Il Tirreno
Anche Antonio Fulvi, attraverso le pagine della cronaca labronica de La Nazione, si è occupato della questione. Qui di seguito, potete leggere il suo articolo:

Nelle ore successive all’uscita dell’indiscrezione però, in un’intervista rilasciata a Mauro Zucchelli de Il Tirreno, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti (intervenuto in provincia per partecipare all’incontro organizzato dal Partito Democratico sul tema “Lo sviluppo nuovo. Piombino riparte”), si è affrettato a minimizzare la cosa:

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti
“Guardate che stiamo parlando di ipotesi, la riforma non è cosa di domattina: c’è ancora molto lavoro da approfondire (…) C’è bisogno di Autorità portuali con un ruolo rilevante. Queste non sono altro che alcuni fra gli scenari sui quali si sta lavorando.”
Resta il fatto che il porto di Civitavecchia, come fa notare lo stesso Zucchelli, “è il porto di Roma non solo geograficamente: è qui che si compiono le grandi manovre del potere politico romano. Se pensiamo che proprio il riconoscimento di un adeguato rango di Civitavecchia è uno degli scogli-chiave contro il quale sono finora naufragate le varie mappe di riaggregazione, c’è da capire perché la portualità livornese non dorma sonni tranquilli…”
Un ulteriore campanello d’allarme in tale direzione, lo ha poi lanciato in contemporanea anche il Primo Cittadino di Livorno. “Sono quasi due mesi che chiedo un incontro al Ministro Del Rio – ha raccontato il Sindaco Filippo Nogarin – Non ho ancora ricevuto risposta né come sindaco né come Presidente Anci delle città portuali. Nel frattempo però, il Governo pensa bene di accorpare l’ Autorità Portuale di Livorno, Piombino e Civitavecchia.”
Non molto contento dell’ipotesi unificazione è apparso lo stesso Luciano Guerrieri, fresco di riconferma alla guida dell’Autorità Portuale di Piombino. Le sue preoccupazioni, riferite in primis al rischio ‘penalizzazione’ a favore di un porto politicamente più influente ma anche molto differente per caratteristiche e di conseguenza per esigenze e necessità come quello di Civitavecchia , emergono bene in questo pezzo de Il Tirreno.